Le situazioni che mettono a dura prova una relazione possono essere molte, ma esiste un meccanismo pericoloso che sta alla base della maggior parte delle problematiche relazionali. È un meccanismo automatico, che scatta senza nemmeno accorgerci del fatto che è un meccanismo automatico. Certo, una relazione può finire anche perché c’è una perdita di interesse reciproco, come se si spegnesse pian piano, ma quello che si osserva nella maggior parte dei casi è che quando una relazione finisce male, o comunque quando la sua qualità si rovina, è perché succede qualcosa che ha i caratteri dell’ingiustizia, e il meccanismo automatico che è scattato ha fatto il resto.
Le ingiustizie nelle relazioni sono un tema molto frequente e decisivo per il futuro della relazione stessa. Chiunque ha vissuto delle ingiustizie nei suoi rapporti importanti, affettivi o professionali che siano. Queste ingiustizie possono essere reali, o soltanto percepite come tali (e molto spesso lo sono), ma non fa differenza: se non riescono ad essere superate, la relazione si danneggia e a volte fallisce proprio per questo.
Quando viviamo un senso di ingiustizia, rischiamo di entrare in uno spazio come se fossimo in guerra. Pensa a quando qualcuno ti ha fatto un torto; oppure ti ha offeso; oppure ti ha giudicato male, o peggio ti ha ignorato senza la più minima considerazione. Che succede quando ci sentiamo ingiustamente trattati? Di solito scatta la rabbia, o il risentimento; ed è, appunto, come se fossimo in guerra. E la guerra è molto pericolosa, perché in guerra “non si bada a spese”: rischiamo di essere risucchiati in un vortice di ostilità che letteralmente consuma un sacco di energie e non solo: pensa, ad esempio, a quanti soldi vengono spesi in cause legali o diatribe giudiziarie.
Emotivamente, le ingiustizie possono generare due tipi di sentimenti: i sensi di colpa, da un lato, e il risentimento, la rabbia e la delusione dall’altro. Emozioni che, se non vengono gestite, possono trascinarsi per tanto tempo nella vita di un individuo, rovinandone la qualità: qualcuno, infatti, vive la sua vita ben al di sotto delle sue possibilità, perché continuamente frenato dai sensi di colpa o per paura di sentirsi in colpa; altri, invece, vivono la loro vita perennemente risentiti o lamentosi, come se fossero sempre vittime di un modo ingiusto. La cosa drammatica è che questi sentimenti, a volte, sono difficili da riconoscere, perché profondi, o antichi; magari li abbiamo sperimentati ripetutamente da bambini e sono diventati come uno stato d’animo di fondo; da adulti, infatti, non sono, poi, nemmeno legati a dei fatti precisi: molti, infatti, si sentono in colpa senza sapere nemmeno perché, così come molte persone sono cronicamente risentite anche con chi non gli ha fatto nulla.
Il fatto è che quando si attiva il senso di ingiustizia, scatta quel meccanismo automatico che risucchia letteralmente in un vortice emotivo potente e rischia di portarci ad essere ciecamente distruttivi verso qualcun altro o verso noi stessi. E questo vortice potente ci risucchia sia quando succede qualcosa che viviamo come ingiusto, ma anche quando ci sentiamo in colpa, perché sono due lati della stessa medaglia; sono due lati dello stesso meccanismo, che deriva, di fatto, da una sensibilità che abbiamo come esseri umani, e che potremmo definire come una sensibilità alla giustizia. Sensi di colpa e sensi di ingiustizia sono, di fatto, espressione della stessa sensibilità alla giustizia, di un bisogno profondo che abbiamo come esseri umani, e che se non sappiamo gestire, rischia di condizionare pesantemente la nostra vita.
Quando siamo arrabbiati con qualcuno, entriamo in guerra con qualcuno fuori di noi; quando ci sentiamo in colpa, entriamo in guerra con noi stessi: ma sempre di guerra si tratta, e diventiamo inevitabilmente distruttivi, perché quando siamo in guerra siamo inevitabilmente in un paradigma di ostilità, con tutto quello che ne consegue: le relazioni ne pagano il prezzo, e, di conseguenza, la qualità della vita. Il problema, inoltre, è che spesso portiamo l’ingiustizia o i sensi di colpa dal passato e la ricreiamo nel presente e nel futuro, con la conseguenza di vivere cronicamente in un paradigma di ostilità e di danneggiare continuamente le nostre relazioni.
Ecco, quindi, l’importanza di conoscere questi meccanismi per non venirne condizionati. Ecco, quindi, l’importanza di saper gestire nelle relazioni anche il bisogno di giustizia che abbiamo tutti, e che abbiamo tutti in maniera molto personale: questo rappresenta la difficoltà! Se siamo ignari di tutto questo, infatti, rischiamo di passare una vita in guerra e di non trovare mai la soluzione.
Esistono, quindi, miriadi di situazioni problematiche che possono interferire con una buona qualità di una relazione, ma quando scatta il senso di ingiustizia di solito la faccenda si complica perché la carica emotiva è tipicamente intensa e ci aggancia in un punto tra i più sensibili. La faccenda di solito si complica perché entriamo in guerra e iniziamo a combattere per “avere giustizia”, restando ciechi sul fatto che più combattiamo e più rischiamo di essere distruttivi. Rischia di essere una spirale negativa, molto pericolosa: in guerra, infatti, tutti sono fermamente convinti di essere nel giusto e tutti combattono per una giusta causa. Se non ci accorgiamo di questo schema e vi poniamo rimedio in tempo utile, può essere l’inizio della fine.