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Le relazioni d’amore in genere hanno un flusso intenso di affetto e di partecipazione intima che circola tra i partner. Ce ne sono alcune però che non sono sane, ma malate e non esprimono un rapporto amoroso maturo. Sono quei rapporti di coppia che, al di là delle apparenze, sono più espressione di affetti e legami bloccati nel tempo, in particolare all’infanzia.

Quando l’amore non diviene “adulto” e le tracce degli affetti infantili risultano consistenti, prevale tra gli amanti un carico di bisogni più che di desideri e la dipendenza, magari camuffata da ammirevole dedizione all’altro, nasconde spesso incapacità affettive e difficoltà nel dedicare attenzione a se stessi. Prevale, in questi casi, la paura di essere abbandonati e il timore di non essere amati a sufficienza che continuamente si insinua negli sguardi supplichevoli o nelle comunicazioni sottili della voce o tra le pieghe appena percepibili dei messaggi non verbali. In fondo all’anima c’è il terrore della solitudine e l’angoscia di non essere accettati e voluti bene. Così spesso si sviluppa un attaccamento morboso al partner e la dipendenza assume varie forme espressive tra cui la gelosia intensa che si colora di sentimenti soffocanti e ingombranti. Il pensiero di essere lasciati si trasforma in ossessione e il logorio interno diventa insistente e devastante.

L’idea dell’abbandono impregna la relazione e per sopravvivere all’angoscia si cercano compensazioni che sovente sono comportamenti nevrotici. Ad esempio l’uso e l’abuso di cibo e alcol possono rappresentare un modo per gestire l’ansia generata dalla paura di essere lasciati e, in maniera illusoria, soddisfare attraverso le gratificazioni della bocca quel persistente senso di vuoto che avverte chi è dipendete in amore. Perché lo sappiamo che mangiare può servire a placare l’ansia e attenuare la rabbia. Infatti riempie, conforta, rassicura. E poi quel “mangiucchiamento” continuo serve di solito come anestetico per attenuare il dolore interno della perdita sempre temuta. Ma c’è anche chi, per lo stesso stato di angoscia, viene preso da un bisogno spasmodico di spendere e comprare, acquistare oggetti, vestiti, gioielli. Sovente, cose inutili e non strettamente necessarie. Si tratta di persone che accumulano negli armadi di abiti che poi non mettono e sovraccaricano la casa di soprammobili ingombranti. Riempiono di oggetti la propria esistenza perché non riescono a riempire di affetto la loro vita, in quanto hanno delegato ad altri il compito di renderli felici.